Su Facebook video-shock: ma solo per protesta

Il social più famoso del mondo autorizza la pubblicazione di foto e video con contenuti violenti.
Dimenticate le foto di bambini vestiti da animaletti e verdurine, dimenticate i video dei cagnolini che si rincorrono la coda, dimenticate i link d’amore e d’amicizia. Abituatevi a vedere immagini forti: decapitazioni, atti terroristici, esecuzioni e violazione dei diritti umani.
Proprio così perché da ieri Facebook ha dato il via libera a questo tipo di contenuti.
Decisione discordante visto quanto era accaduto nel maggio di quest’anno: la politica di Facebook, infatti, prevedeva che non fosse possibile caricare materiale considerato violento.
Il problema è nato dalla pubblicazione di un video – “Challenge: Anybody can watch this video?“, ossia, “Sfida: qualcuno può guardare questo video?” – che mostrava la decapitazione di una donna da parte di un individuo mascherato appartenente ai cartelli della droga messicana.
Lo staff di Facebook ha giustificato la presenza di questo materiale in quanto il social network è un luogo di condivisione di esperienze e sensibilizzazione verso il mondo in cui viviamo.
“La gente condivide i video di questi eventi per condannarli. Se venissero celebrati, o le azioni che si vedono fossero incoraggiate, il nostro approccio sarebbe diverso.” Questo è il commento ufficialmente rilasciato.
Non saranno tollerati video e foto che promuovano l’autolesionismo, disturbi alimentari, l’abuso di droghe o il puro piacere sadico.
Le critiche, ovviamente, piovono a cascate. Il primo ministro britannico David Cameron ha definito questa decisione come un gesto irresponsabile, mentre Arthur Cassidy responsabile di un’associazione per la prevenzione dei suicidi nord-irlandese dichiara che pochi secondi di visione di questo tipo di materiale può lasciare tracce permanenti nella psiche dell’individuo.
Le accuse mosse riguardano anche il fatto che una larga fetta del popolo di Facebook è costituito da minorenni. È vero anche che ogni giorno telegiornali, film e molti altri mezzi di comunicazione ci bombardano di messaggi di violenza – ricordiamo il video dell’esecuzione di Saddam Hussein e lo scempio del cadavere di Gheddafi – ma non dovremmo forse preoccuparci anche di quella parte di utenti costituita da mitomani ed esaltati?
Benedetta Tubaldo